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Dal 9 ottobre 2011 all’8 gennaio 2012 la Fondazione Ragghianti di Lucca dedica una grande mostra retrospettiva a Luigi Veronesi (Milano, 1908-1998), pittore, fotografo, autore cinematografico, teorico, tra i maggiori protagonisti dell’astrattismo italiano.Figura di respiro internazionale, Veronesi sarà posto a confronto con opere di autori che segnarono la sua formazione e la definizione del suo linguaggio, come Kandinskij, Albers, Munari e ad altri esponenti dell’arte italiana e internazionale del tempo.L’obiettivo della mostra, che avrà anche un carattere multimediale, è di evidenziare l’apertura d’interessi e la prospettiva dinamica e intercodice dell’arte di Veronesi, puntando specificamente su due settori della sua vasta produzione: il cinema astratto e le “visualizzazioni cromatiche della musica”, ambiti nei quali si manifesta al massimo grado la sua volontà di creare ritmi e armonie visive e di dilatare la pittura verso la dimensione musicale del tempo.Luigi Veronesi, grande milanese, nato nel 1908 e morto nel 1998 dopo un’esistenza lunga e prolifica, è uno dei padri dell’astrattismo nel nostro Paese. Incarnò l’utopia della modernità, di un’idea concreta, oggettiva, etica dell’operare estetico, influenzata dal Costruttivismo e dal Bauhaus, ma tutt’altro che slegata da una profonda italianità.La sua formazione non era quella dell’artista-intellettuale: Veronesi veniva da studi tecnici, e lavorò a lungo come disegnatore di tessuti, anche a Parigi.Manualità, buon senso, curiosità, impegno, dedizione, sperimentalismo ne fecero una figura originale all’interno del MAC, e ancor prima, negli anni trenta, del gruppo della Galleria del Milione, dove fu considerato con un po’ di sussiego. Certo Veronesi era lontano dalla liricità sottile di Licini e Melotti, ma sapeva incarnare come pochi altri la ‘sublime ferialità lombarda’ cantata dal Manzoni.Pittore, fotografo, cineasta, grafico, scenografo, teorico, didatta, creò pionieristici film astratti, inventò un sistema per ‘visualizzare cromaticamente’ la musica, insegnò all’Accademia di Brera di Milano, e lavorò fino all’ultimo, fedele al suo linguaggio astrattista e deciso a trasmettere gioia e armonia con la propria arte.

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