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Una volta le castagne erano chiamate “pane d’albero” ed erano una risorsa insostituibile per i contadini del nostro paese perchè riuscivano, nei momenti difficili, a risolvere il problema dei pasti giornalieri, rendendoli più saporiti e sostanziosi.
Le castagne si consumavano nei modi noti anche oggi o bollite, arrostite; essiccate invece si consumavano nel latte per colazione. Con le castagne macinate si produce una farina da cui si ottengono tipici piatti come il castagnaccio, i necci, la polenta dolce…

Il castagnaccio

Mettete a bagno in acqua tiepida l’uvetta sultanina. Impastate la farina di castagne, molto fresca, con l’acqua, 1/2 bicchiere d’olio, lo zucchero e un po’ di sale.

Lavorate la pasta finché spariscono tutti i grumi e diventa abbastanza fluida. Ungete con l’olio una tortiera e spolverizzate il fondo di pangrattato. Versate il composto di farina di castagne e guarnite la superficie con il rosmarino, i pinoli e l’uvetta. Infine cospargete la superficie con il restante olio d’oliva.

Preriscaldate il forno a 220° e mettete la tortiera. Dopo 10 minuti abbassate il forno a 200° e lasciate cuocere per circa 1 ora. Servite il castagnaccio una volta che si sarà raffreddato.

Se preferite, mescolate uvetta e pinoli all’impasto.

I necci
Con una pastella di farina di castagne cotta nei testi (formelle di ferro dal lungo manico per la cottura sul fuoco), si fanno delle crepes che vengono riempite di ricotta fresca.

 

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